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Articolo inserito da Gilberto Giorgetti in data 09/05/2007
Il paese
letto 29347 volte in 16 anni 11 mesi e 25 giorni (4,74)
Il Circolo Repubblicano

Il Circolo Repubblicano, intestato ad "Aurelio Saffi", fu edificato a S. Martino in Strada nei primi anni del Novecento. Lo denota la caratteristica Liberty della facciata, ancora legata al gusto neoclassico dell'epoca.

AURELIO SAFFI nacque a Forlì il 13 ottobre 1819. Si laureò all'università di Ferrara nel 1841. In seguito si trasferì a Roma per compiervi la pratica forense; tornato a Forlì fu eletto consigliere comunale e segretario provinciale. Verso la metà del 1840, forte dei sui studi storici in campo religioso e politico, Saffi giunse a Forlì, terra dei Legati Pontifici Janni e Ruffini, e stese una rimostranza che valse come requisitoria contro il malgoverno della Romagna. Ben presto gli entusiasmi che aveva manifestato dopo le concessioni costituzionali ad opera di Pio IX, vennero in lui diminuendo e così Saffi si accostò alla fede mazziniana, alla quale rimase fedele fino alla morte.
Nel 1848 invocò le necessità di un'assemblea costituente italiana, necessità già proclamata da Mazzini e da Montanelli dopo. Fu eletto deputato alla Costituente per Forlì; andò a Roma. All'interno della Repubblica romana fu nominato ministro dell'Interno e, in seguito, acclamato triumviro con Mazzini e Armellini. Caduta la Repubblica, l'11 luglio 1849, Saffi prese la via dell'esilio. Dopo un periodo trascorso in Liguria, riparò a Ginevra, poi a Losanna, dove visse con Mazzini, anch'egli rifugiato da Roma. In esilio scrisse una Storia di Roma (incompiuta) e collaborò all'Italia del popolo.
Nel 1851 fu costretto a lasciare la Svizzera per Londra, dove si era trasferito anche Mazzini. Partecipò ai preparativi del moto milanese del 6 febbraio 1853, che comprendeva insurrezioni in altre zone della penisola. Fallito il moto, e condannato in contumacia a venti anni di carcere, riparò nuovamente in Inghilterra. Tornò in Italia nel 1860 e raggiunse Mazzini a Napoli. L'anno seguente fu eletto deputato per il collegio di Aderenza e dopo i fatti di Aspromonte decise di dimettersi. Nel suo continuo vagare per l'Europa, ritornò a Londra, ma nel 1867 fece nuovamente ritorno in Italia.
Dal 1872, morto Mazzini, attese alla continuazione della pubblicazione degli scritti del “maestro” (fermi all'ottavo volume), giungendo al quattordicesimo volume.
Dal 1877, Saffi tenne lezioni all'Università di Bologna.
Morì a San Varano presso Forlì il 10 aprile 1890.

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Commenti
 
Commento inserito da Claudio Marabini in data 15/04/2012 14:25:26
www.sanmartinoinstrada.com/p.asp?p=332&i=806

è sicuramente una bella costruzione però non è la casa Aurelio Saffi di S.Martino in Strada




Commento inserito da Francesco Satanassi in data 07/04/2021 08:03:16
www.sanmartinoinstrada.com/p.asp?p=332&i=1108

Nel 1951, mio nonno Dino Casadei superò l’esame di abilitazione alla qualifica di Operatore Cinematografico e fu uno dei primi a lavorare nella sala per proiezioni della Casa Repubblicana di San Martino in Strada, dove oggi c’è il Cinema “Saffi” d'essai. Mia nonna Elena Fiumana, che ci ha lasciato un diario di appunti e ricordi personali, ricorda così:

Mio marito Dino oltre che lavorare alla fabbrica Bartoletti, alla sera andava al Circolo dei Repubblicani dove si ballava e dove c’era il cinema. Lui era l’operatore della macchina che proiettava i film e stava nello stanzino in alto. Così spesso anche io andavo perché non pagavamo nulla. Ci siamo visti tanti bei film. Dino ha continuato per anni a essere impegnato la sera al cinema, finchè non sono arrivate le macchine più tecnologiche che andavano quasi da sole. Un giorno quando già aveva smesso vennero di corsa a chiamarlo perché la macchina si era bloccata, però era passato del tempo, lui sapeva aggiustare quelle vecchie, quelle nuove e tecnologiche non era capace.”

Nello stesso edificio nacque e morì Teresa Cattani Scardi, che durante i moti borghesi del 1831 prese d'assalto il Palazzo del Legato Pontificio di Forlì agitando una bandiera con la scritta "Libertà o morte" che, perforata dal piombo papalino, fu da lei issata sul balcone. Al comando di una colonna di donne inquadrate militarmente, si recò a Cesena per coinvolgere il popolo alla ribellione. Fu esiliata in Francia.
(sulla parete esterna dell'edificio c'è una targa che la ricorda, più un'altra targa che ricorda Mazzini, Garibaldi e Saffi, entrambe quasi illeggibili

 

 




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